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Lapidazione

Lapidazione (bisogna vedere se effettivamente richiesta dal Corano, che magari richiedeva solo una fustigazione leggera, simbolica in pubblico, o magari anche solo una dichiarazione di non aver peccato e che se si è mentito si andrà all'inferno)

La situazione dei diritti umani in Arabia Saudita è considerata generalmente lontana dagli standard occidentali. Sotto il comando autoritario della famiglia reale Saudita è stata fatta rispettare rigorosamente la legge della dottrina wahabita (un'interpretazione fondamentalista del Corano). Molte libertà fondamentali messe nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo non esistono; la pena di morte ed altre pene sono state applicate spesso senza un regolare processo. Inoltre l'Arabia Saudita è entrata nel mirino per l'oppressione delle minoranze religiose e politiche, per la tortura dei prigionieri e per l'atteggiamento verso gli stranieri, le donne e gli omosessuali. Nonostante le maggiori organizzazioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch esprimano ripetutamente preoccupazioni per la condizione dei diritti umani in Arabia Saudita, il regno nega che tali violazioni avvengano.

NB: Queste schede mostrano come nelle dittature e nelle monarchie, ma anche nelle monarchie costituzionali e nelle democrazie (sedicenti migliori da un punto di vista dei diritti umani), la gestione dell'ordine pubblico possa generare più o meno spesso dei casi di violenza, che possono essere considerati inutili o necessari, a giudizio del lettore. Tutti gli stati terrestri possono avere delle schede di questo tipo ed ho messo qui solo poche per brevità e poche forze, non perchè le altre nazioni non ne possano avere. Un rigoroso confronto forse lo possono fare organizzazioni come amnesty international o human rights o chiunque si metta con pazienza a confrontare numeri (si spera completi ed esatti) non solo assoluti ma anche percentuali rispetto alla popolazione dello stato preso in esame.

Punizione capitale e pene corporali[]

L'Arabia Saudita è uno di quegli stati in cui le corti continuano a imporre punizioni corporali, inclusa l'amputazione delle mani e dei piedi per i ladri e la fustigazione per alcuni crimini come la "cattiva condotta sessuale" e l'ubriachezza. Il numero di frustate non è chiaramente previsto dalla legge e varia a discrezione del giudice, da alcune dozzine a parecchie migliaia, inflitte generalmente lungo un periodo di settimane o di mesi. La persona che dà le frustate deve tenere un Corano sotto l'ascella del braccio con cui utilizza la frusta, in modo da limitare la potenza del colpo. L'Arabia Saudita è anche uno dei paesi in cui si applica la pena di morte, incluse le esecuzioni pubbliche effettuate tramite decapitazione. Alcune persone sono giustiziate in prigione tramite fucilazione. Ci sono state notizie di effettuate lapidazioni e crocifissioni.

Nel 1997, Human Rights Watch ha esaminato il caso di Abd al-Karim Mara i al-Naqshabandi, che è stato giustiziato dopo la condanna per stregoneria contro il suo datore di lavoro. L'organizzazione ha concluso che il sistema legislativo saudita "non riesce a dare le garanzie minime nei processi e dà la possibilità a individui potenti di maneggiare il sistema a loro vantaggio"[1].

Nel 2002 il Comitato delle Nazioni Unite contro la Tortura ha criticato l'Arabia Saudita per le amputazioni e le fustigazioni che effettua per la sua interpretazione del Corano. La delegazione saudita ha risposto che si difende la "tradizione legale" tenuta fin dall'inizio dell'Islam, 1400 anni fa, e ha rifiutato l'interferenza nel sistema legislativo.

Diritti delle donne[]

Rispetto agli standard occidentali, le donne saudite subiscono forti discriminazioni in molti aspetti della loro vita, compresa la famiglia, l'educazione, l'occupazione e il sistema giudiziario. Sulle strade pubbliche alle donne non è permesso di portare una bicicletta o di andarci. È inoltre proibito loro di guidare autoveicoli. La polizia religiosa fa rispettare la modestia del vestito e a volte chiede alle donne delle Forze Armate Americane di rivedere la loro acconciatura. Tuttavia negli ultimi anni molti stranieri che risiedono nel regno hanno segnalato che l'applicazione delle leggi sul modo di vestire è diventata meno rigorosa. Le donne non possono avere accesso ad alcune cariche, come quella di Ministro degli Esteri, né lavorare nel settore petrolifero. È, però, permesso loro di studiare, dalla scuola primaria fino all'università (ovviamente in istituti separati rispetto ai ragazzi), e sono sempre di più le saudite che decidono di lavorare, perché uno stipendio in più in casa fa comodo, e anche per emanciparsi un po' dalla famiglia.

Traffico di schiavi e di esseri umani[]

Le nazioni della penisola araba sono state tra le ultime a dichiarare fuorilegge la schiavitù. Nonostante questa proibizione formale, persistono casi di schiavitù e di traffico di esseri umani.

Nel 1962 l'Arabia Saudita rese illegale la pratica, liberando circa 10000 schiavi su un totale stimato di 15-30000[2]. La schiavitù fu abolita dal vicino Qatar nel 1952, nella Repubblica Araba dello Yemen nel 1962, negli Emirati Arabi Uniti nel 1963, nello Yemen del sud nel 1967 e nell'Oman nel 1970. Alcuni di questi stati, come lo Yemen, erano protettorati britannici. Gli inglesi lasciarono lo Yemen del sud senza obbligarlo ad abrograre della schiavitù, ma fecero pressioni sugli Emirati Arabi Uniti affinché lo facessero. Nel 2005, l'Arabia Saudita è stata descritta dal Dipartimento di stato degli USA come il 3° paese con più traffico di esseri umani. I primi 3 paesi sono "paesi in cui i governi non aderiscono completamente agli standard minimi e non fanno neppure significanti sforzi per ciò".

Diritti degli omosessuali e AIDS[]

Tutta l'attività sessuale fuori dal matrimonio eterosessuale è illegale. La punizione per l'omosessualità, travestimento da donna o coinvolgimento in qualche cosa che faccia pensare all'esistenza di una comunità gay organizzata, varia dall'imprigionamento, alla deportazione (per gli stranieri), alle frustate e all'esecuzione.

Qualsiasi straniero trovato infettato dall'HIV, il virus che porta l'AIDS (o anche, qualunque altro trovato in condizioni mediche serie) viene espulso e rinviato nel suo paese d'origine. Le opzioni di trattamento disponibile per i cittadini sauditi sono limitate. Solo negli ultimi anni il governo ha cominciato a riconoscere il servizio delle Nazioni Unite nel giorno mondiale contro l'AIDS.

I preservativi sono disponibili in alcuni ospedali e farmacie.

Libertà politica[]

La libertà di parola e di stampa è limitata per proibire la critica al governo o l'approvazione dei valori "non-islamici". Il governo vieta ufficialmente la televisione satellitare, ma questa legge è in genere ignorata. I sindacati commerciali e le organizazioni politiche sono proibiti. Le dimostrazioni pubbliche sono anch'esse vietate.

Libertà religiosa[]

L'Arabia Saudita proibisce il lavoro dei missionari di tutte le religioni tranne che dell'Islam. Ufficialmente tutte le religioni tranne l'Islam sono vietate e le chiese proibite. Non ufficialmente il governo permette che gli operai stranieri siano cristiani, che i cristiani stranieri possano praticare il culto nelle loro case o persino in posti riservati nelle scuole locali, a condizione che non si parli di ciò in pubblico. Questo è un grado di tolleranza ufficiosa che non è dato all'ebraismo o all'ateismo.

In teoria, il governo può cercare nelle case di chiunque e arrestare o deportare i lavoratori stranieri che possiedono icone o simboli religiosi, tipo la Bibbia o il rosario. Tuttavia, questo non è fatto generalmente sui componenti dell'Aramco e la politica più comune per i cristiani stranieri è simile alla politica delle forze armate degli Stati Uniti per gli omosessuali (Non chiedere, non dire). Il governo tollera la presenza degli operai cristiani finché rimane discreta e occulta.

"La libertà religiosa non esiste", ha dichiarato il Dipartimento di Stato degli USA nel rapporto 1997 sui diritti umani nell'Arabia Saudita. "L'Islam è la religione ufficiale e tutti i cittadini devono essere musulmani. Il governo proibisce la pratica pubblica di altre religioni". "È assurdo imporre a un individuo o a una società straniera la propria religione o i propri principi," ha dichiarato il 6 settembre a New York il Principe Ereditario Abdullah bin Abdul Aziz all'U.N. Third Millennium.

Gli stranieri in pubblico devono essere conformi alle pratiche locali (comunque la preghiera 5 volte al giorno o le pratiche musulmane non sono obbligatorie). Il vestito conservatore è previsto, specialmente per le donne che viaggiano nelle zone rurali. I negozi e i ristoranti chiudono cinque volte al giorno per la preghiera e le esposizioni pubbliche dei simboli religiosi o politici stranieri non è tollerata. Durante il Ramadan mangiare, bere o fumare in pubblico durante le ore diurne è proibito[3]. Alle scuole straniere è spesso richiesto di insegnare un segmento introduttivo annuale sull'Islam.

Bibliografia[]

È interessante, per chi fosse interessato alla condizione femminile della donna saudita, e alle evoluzioni in corso, leggere il libro Sfigurata, di Rania al Baz, una giornalista del regno che è stata picchiata a sangue dal marito e che, in seguito, si è impegnata per l'emancipazione delle donne musulmane.

Galleria immagini[]

Note[]

Voci correlate[]

  • Mutaween
  • Diritti degli omosessuali in Arabia Saudita

Collegamenti esterni[]

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